La salute è un percorso di consapevolezza. E’ molto più che assenza di malattie. E’ il tendere ad una situazione di benessere che si ottiene raggiungendo uno stato di equilibrio tra la mente ed il corpo, attraverso un percorso di conoscenza.
Essere consapevoli significa comprendere cosa rende possibile l’ottenimento ed il mantenimento del nostro equilibrio e quello del nostro organismo.
Capire quale sono gli elementi e le cause di disturbo dell’armonia nel nostro corpo che innescano una serie di processi che portano all’insorgenza di patologie, tra cui quella infiammatoria, ci consente di favorire il mantenimento di questo delicato ed importante equilibrio con una serie di accorgimenti che hanno come obiettivo un corretto stile di vita.
Cos’è l’infiammazione?
L’infiammazione rappresenta la risposta del corpo ad ogni condizione percepita come potenzialmente dannosa per l’organismo ed ha lo scopo di individuare la causa del problema, utilizzare gli strumenti di difesa, indurre la riparazione del tessuto e ripristinarne l’equilibrio.
E’ costituita da quattro fasi:
- Un sistema che lo attiva (agente nocivo endogeno o esogeno)
- Un meccanismo di percezione del pericolo (recettori dell’agente nocivo)
- Una trasmissione del segnale di pericolo
- Un meccanismo di difesa grazie ai mediatori ed alle cellule effettrici
Il processo infiammatorio coinvolge diversi mediatori chimici (sostanze che vengono rilasciate in seguito ad un determinato stimolo) che possono essere di origine plasmatica (sistema del complemento, chinine, fattori della coagulazione) o prodotti direttamente dalle cellule (istamina, prostaglandine, ROS, citochine, etc…).
Distinguiamo:
- infiammazione acuta
- infiammazione cronica
L’infiammazione acuta ha una risposta “aspecifica”, in cui i mediatori coinvolti non cambiano indipendentemente dall’agente nocivo che ne ha dato origine; è caratterizzata da vasodilatazione locale, extra-vasazione leucocitaria (processo per cui i leucociti migrano, attraversando le pareti dei vasi sanguigni, in risposta a segnali chimici infiammatori per svolgere la loro funzione nel tessuto) e rilascio di varie proteine plasmatiche.
Esempio:
- contusioni
- distorsioni
- infiammazioni tendinee
- trauma odontoiatrico
- strappi
- tensioni localizzate
L’infiammazione cronica, invece, tende ad avere una sua specificità di risposta in base all’agente lesivo che ne è la causa.
Esempio:
- artrite
- artrosi
- malattie reumatiche
- malattie infiammatorie croniche intestinali
L’infiammazione rappresenta una risposta di adattamento essenziale, che ha lo scopo di fermare l’invasione del patogeno e riparare il danno tissutale indotto dall’agente lesivo. I meccanismi di regolazione sono fondamentali al fine di confinare la risposta infiammatoria in un compartimento localizzato e consentire o facilitare il passaggio dallo stato infiammatorio alla riparazione del tessuto (omeostasi). In alcuni casi questo meccanismo non avviene in modo adeguato, si instaura un persistente stato di stress cellulare accompagnato da un’eccessiva amplificazione della risposta infiammatoria che porta all’instaurarsi di uno stato infiammatorio cronico. La presenza di un’infiammazione cronica può indicare un sistema immunitario non proprio efficiente.
Per infiammazione dunque si intende l’insieme delle modificazioni che si verificano in un distretto dell’organismo colpito da un danno di intensità tale da non incidere sulla vitalità di tutte le cellule di quel distretto. Il danno può essere provocato da agenti fisici (traumi, calore), chimici (acidi), tossici e da agenti di natura biologica (batteri, virus, etc…). La risposta al danno è data dalle cellule che sono sopravvissute all’attacco dell’agente lesivo. L’infiammazione è una reazione prevalentemente locale.
I segni clinici dell’infiammazione sono:
- Aumento della temperatura locale dovuto all’aumentata vascolarizzazione
- Gonfiore (edema) determinato dalla formazione dell’essudato (materiale di varia natura che si forma tra gli interstizi dei tessuti, in seguito ad uno stato infiammatorio)
- Arrossamento legato all’iperemia attiva (presenza di un’eccessiva quantità di sangue all’interno dei vasi che irrorano una determinata regione corporea)
- Dolore provocato dalla compressione e dall’intensa stimolazione delle terminazioni sensitive da parte dell’agente infiammatorio e dei componenti dell’essudato
- Inibizione funzionale dell’area colpita (specie se si tratta di un’articolazione) a causa del dolore e degli squilibri indotti dai meccanismi facilitatori dell’infiammazione (edema) sull’integrità delle strutture infiammatorie
L’infiammazione acuta ha un inizio brusco e una risoluzione rapida, l’infiammazione cronica ha una maggiore durata per la netta prevalenza dei fenomeni tissutali, causati dalla migrazione nei tessuti e dalla compressione funzionale della zona colpita.
Un’accurata integrazione naturale può contribuire in maniera significativa al miglioramento delle problematiche di tipo infiammatorio.
Studi scientifici dimostrano l’efficacia di alcuni estratti vegetali, contraddistinti da molteplici proprietà, nel contribuire alla riduzione ed allo spegnimento dell’infiammazione.
Esempio:
- Basilico santo e salvia officinale ad elevata titolazione in acido rosmarinico, utili sia nell’infiammazione acuta che in quella cronica, nelle infiammazioni dell’apparato osteoarticolare limitando la degradazione dell’acido ialuronico e proteggendo il tessuto grazie ad un’azione antiossidante[1][2][3]
- Curcuma longa, proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, utile nell’infiammazione acuta e cronica. Utile nell’apparato osteoarticolare grazie alla capacità di inibire gli enzimi responsabili della degradazione del tessuto connettivo articolare.[4]
- Boswellia serrata, proprietà analgesiche ed antinfiammatorie e protettive sulla struttura articolare: l’assunzione giornaliera e costante ha portato ad una riduzione del dolore ed a miglioramento della mobilità degli arti in persone affette da osteoartrite[5][6][7].
L’odierno stile alimentare comprende alimenti di origine animale, cibi raffinati, zuccheri e cibi conservati che sono la causa principale dell’accumulo di sostanze tossiche nel nostro corpo e dei vari tipi di infiammazioni a carico dell’apparato osteo-articolare, degli organi e delle mucose.
Una scelta alimentare consapevole, unitamente ad una adeguata attività fisica è l’approccio corretto per evitare l’insorgenza di tali problematiche (prevenzione) e migliora il quadro patologico e la sintomatologia.
Dobbiamo dunque imparare ad alimentarci in modo consapevole, per vivere in una condizione di benessere ed equilibrio.
Il cibo oggi non è vissuto come uno strumento in grado di nutrirci in quanto fonte di sostanze dall’alto valore nutrizionale ed energetico ma come un mezzo per aiutarci a superare momenti di stanchezza, stress o per cercare di risolvere bisogni affettivi e frustrazioni. Ci alimentiamo utilizzando cibi preconfezionati di immediata reperibilità, la cui integrità e conservazione sono però garantite da sostanze non sempre salutari per il corpo e per il suo equilibrio.
Sono sempre più frequenti i dati che evidenziano la relazione tra l’alimentazione e situazioni infiammatorie di natura occasionale (dolori situazionali come distorsione, torcicollo, contrattura, mal di testa) ma soprattutto di natura ricorrente e cronica evolutiva (dolori cervicali, fibro-mialgia, reumatismo, artrosi, gomito del tennista). Alcuni cibi infatti giocano un ruolo “pro-infiammatorio” contribuendo non solo ad innescare ma anche a peggiorare la sintomatologia dolorosa-infiammatoria.
Tra gli alimenti sconsigliati in caso di problematiche infiammatorie:
- latte e derivati
- carni ad esclusione del pesce che per la sua ricchezza di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3, esplica attività antinfiammatorie
- zuccheri, carboidrati raffinati, glutine
Il latte e tutti i suoi derivati (formaggi yogurt, panna, burro, besciamella e tutti gli alimenti che li contengono) sono tra i maggiori responsabili di moltissime situazioni infiammatorie, croniche e acute, per l’elevata concentrazione di grassi saturi, acido arachidonico (starter dell’infiammazione) e caseine (proteine). L’80% del latte vaccino è costituito da una proteina chiamata caseina, difficile da digerire per l’essere umano che a contatto con i succhi gastrici “caglia” formando una massa compatta e mucillaginosa che si incolla e fodera le pareti intestinali, producendo su queste ultime lesioni ed infiammazioni che permettono e facilitano il passaggio di sostanza nocive. La caseina viene impiegata in ambito industriale per produrre colla (etichette, incollaggio di cartoni) o come addensante negli alimenti preconfezionati.
L’utilizzo del latte e derivati può comportare:
- intossicazioni croniche; le componenti non digerite sono tossiche per l’organismo poiché il loro passaggio attraverso la mucosa dell’intestino divenuta permeabile, determina l’attivazione del sistema immunitario che , riconoscendo le caseine non digerite come sostanze estranee, mette in atto una risposta difensiva di carattere infiammatorio, con la liberazione di mediatori infiammatori. Queste unite alla caseina, determinano intossicazione sistemica e peggiorano lo stato infiammatorio in essere.
- debolezza immunitaria; lo stato di allerta cui il sistema immunitario è continuamente esposto, determina un’inefficiente capacità di risposta nei confronti di eventuali attacchi microbici aumentando il rischio di malattie e di recidive.
Nel latte è contenuto il calcio. Le proteine del latte limitano l’assorbimento andando persino a favorire l’eliminazione di quest’ultimo dalle ossa e provocando la demineralizzazione dello scheletro. Inoltre il calcio contenuto nei latticini non è biodisponibile, per uno squilibrio di minerali necessari al suo assorbimento.
Le quantità elevate di calcio introdotte con i latticini, non essendo incorporate a livello scheletrico, finiscono invece nei tessuti molli (alcune delle conseguenze più note sono: formazione di cristalli nelle articolazioni, calcoli renali, alla cistifellea, calcificazioni dei tessuti) con conseguente dolore ed infiammazione.
Per sostenere il livello di calcio nell’organismo possiamo ricorrere ad alimenti come:
- arance
- broccoli
- sedano
- legumi (ceci soprattutto)
- soia e derivati
- insalate a foglia verde
- mandorle
- sesamo (crema di sesamo)
- vongole
- pinoli
Il latte però costituisce una fonte di triptofano, un amminoacido essenziale tra le cui funzioni troviamo anche quella di essere il precursore della serotonina, un neurotrasmettitore “responsabile” della mostra felicità!
Quali sono i benefici del triptofano?
- aiuto per il sonno
- disturbo disforico premestruale
- disturbo affettivo stagionale
- depressione
- potenzia i farmaci antidepressivi
Questi sono soltanto alcuni dei motivi per cui difficilmente rinunciamo al latte!
Per ciò che concerne la carne e derivati invece, come su citato, contengono molti grassi saturi, acido arachidonico (starter dell’infiammazione) e molti elementi nocivi come antibiotici, microrganismi, tossine che alterano la flora intestinale e favoriscono l’acidosi organica (il PH corporeo anziché basico tende a diventare acido). Inoltre l’eliminazione delle scorie che derivano dalla digestione della carne è un processo lungo ed impegnativo per l’organismo che sovraccarica gli organi emuntori intossicandoli ed infiammandoli. Pertanto possiamo integrare l’uso di legumi e di semi oleaginosi (mandorle, noci, nocciole, sesamo, anacardi).
Anche gli zuccheri ed i carboidrati raffinati, quindi anche il glutine, possono indurre o accentuare la sintomatologia infiammatoria producendo sostanze che la stimolano e la sostengono.
Un’alimentazione consapevole dunque costituisce la ricetta vincente per prevenire, ridurre gli stati infiammatori e promuovere la salute ed il benessere. “Noi siamo quello che mangiamo”.
Le sostanze (antiossidanti) e con basso indice glicemico che prevengono e spengono l’infiammazione sono:
- contenenti polifenoli flavonoidi, come curcuma, zenzero, cannella, aglio, broccoli, cipolla, capperi, olive, grano saraceno, agrumi (presenti soprattutto nella parte bianca sottostante la buccia), mele, melograno, frutti di bosco (more, ribes, lamponi, mirtilli), te verde, olio extravergine di oliva
- contenenti licopene, come pomodori cotti (passata al pomodoro), albicocca, pompelmi rosa
- contenenti carotene, come carote, albicocche, bietole, broccoli, cavoli
- contenenti vitamina E, come semi oleaginosi, olio di prima spremitura a freddo, cereali integrali
- contenenti vitamina C, come verdure a foglia verde, cavoli, prezzemolo, agrumi
E’ ampiamente documentato che l’attività fisica riduce l’infiammazione sistemica ed è riconosciuta come un vero e proprio strumento di prevenzione e d’intervento nel caso di problematiche legate all’infiammazione, in particolare di tipo cronico.
I vantaggi del sano movimento agiscono principalmente su:
- tono dell’umore; il pensiero positivo e la diminuzione dello stress, favoriti dall’esercizio, migliorano l’attitudine ad una attenta prevenzione e cura delle sintomatologie infiammatorie
- apparato respiratorio
- peso corporeo
- apparato muscolo-scheletrico
- secrezione ormonale; l’esercizio regolare rilascia catecolamine, endorfine e serotonina, ormoni positivi che agiscono come antistress
- sistema immunitario
Una corretta alimentazione ed una giusta attività fisica sono dunque strumenti importantissimi nell’ottica di un lavoro di prevenzione e gestione della problematica infiammatoria, contribuendo ad attenuare o ridurre la sintomatologia in tutte le sue fasi di sviluppo.
Patrizia Belilli
[1] Kelm M et al., Antioxidant and cyclooxygenase inhibitory phenolic compunds from Ocimum sanctum Linn. Phytomedicine; 2000
[2] Hur Y-G, et al., Rosmarinic acid induces apoptosisof activated T cells from rheumatoid arthritis patients via mitochondrial pathway. Journal of Clinical Immunology; 2007
[3] Ippoushi K. Et al.,Evaluation of inhibitorin lrìemon balm. Food Sci. Technol. Res; 2000
[4] Mathy-Hartert M. et al., Curcumin inhibits pro-inflammatory mediators and metalloproteinase-3 production by chondrocytes. Inflamm. Res; 2009
[5] Kimmatkar N. et al., Efficacy and tolerability of Boswellia serrata extract in treatment of osteoarthritis of knee-A randomized double blind placebo controlled trial. Phytomedicine; 2003
[6] Sontakke S. et al., Open, randomized, controlled clinical trial of Boswellia serrata extract as compared to valdecoxib in osteoarthritis of knee. Indian J. Pharmacol; 1991
[7] IKulkarni R.R et al., Treatment of osteoarthritis with a herbomineral formulation: a double-blind, placebo-controlled, cross-over study. Journal of Ethnopharmacology; 1991